Ultimo aggiornamento 07/11/2020 15:36
Nov 07, 2020 Pneumotool News dal mondo, Novità dalla ricerca 0
Roberto Boffi, Chiara Veronese
SSD Pneumologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Le e-cigarette sono dei dispositivi elettronici che simulano la produzione di fumo, che in realtà è vapore, tramite il surriscaldamento di una resistenza che permette l’evaporazione di un apposito liquido aromatizzato, contenente o meno nicotina, che viene inalato sotto forma di denso vapore. Secondo i dati raccolti da un’indagine DOXA 2019 (1), in Italia gli utilizzatori abituali e occasionali di e-cig sono circa 900.000; di questi, l’80% sono anche fumatori, dunque consumatori duali, mentre il 5% sono persone che prima di utilizzare l’e-cig non avevano mai fumato sigarette tradizionali.
Nel corso degli ultimi anni la crescente popolarità di questi dispositivi ha spinto le multinazionali del tabacco a trovare delle nuove alternative da proporre ai fumatori. Nel 2014 sono stati infatti lanciati sul mercato italiano e giapponese dei nuovi prodotti del tabacco chiamati “Heated tobacco products (HTPs)“: si tratta di dispositivi elettronici che, come dice il nome stesso, scaldano il tabacco invece che bruciarlo. Più precisamente, si tratta di congegno con un avanzato software di regolazione della temperatura: il tabacco viene riscaldato a 350° grazie ad una particolare lamina in platino e ceramica. Il calore prodotto viene quindi trasmesso alla heet, una mini sigaretta, dove il surriscaldamento della miscela compressa di tabacco genera quello che è stato definito “fumo freddo” a causa delle relativamente basse temperature raggiunte. La principale differenza sta proprio qui: queste sigarette elettroniche di nuova generazione contengono tabacco trattato e non più liquidi come invece le e-cig classiche, una differenza che può portare quindi lo “svapatore” che decida di provarle, a ricominciare a consumare nuovamente tabacco. Questi dispositivi vengono ormai utilizzati abitualmente o occasionalmente da circa 600.000 persone e la loro notorietà (“ne ho sentito parlare”) è più che triplicata passando dal 18,9% nel 2015 al 67,3% nel 2019 (1).
Data la crescente pubblicità di tali prodotti alternativi e la scarsità di prove scientifiche sui loro effetti nocivi per la salute e sulle sostanze presenti nelle emissioni, la Pneumologia e Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione (2) un confronto tra l’inquinamento ambientale generato dalle e-cigarette, dai nuovi prodotti del tabacco e dalle sigarette tradizionali: dagli studi si evince come a livello di nocività vadano a porsi a metà strada tra le sigarette elettroniche di vecchia generazione (caricate con i liquidi) e le sigarette classiche. Nel complesso, infatti, i risultati indicano che gli HTPs, pur avendo emissioni qualitativamente e quantitativamente inferiori alla maggior parte dei composti tossici comparati ai tradizionali prodotti del tabacco, non possono comunque essere definiti innocui né privi di fattori di rischio oncologico, in particolare per la presenza di black carbon e di formaldeide. E’ necessario chiarire come, in termini di danni alla salute, le sigarette tradizionali rimangano le “regine indiscusse”, a causa dell’enorme quantità di sostanze chimiche, tossiche e cancerogene prodotte durante la loro combustione. Sono ormai decine e decine le patologie la cui insorgenza e il cui decorso clinico sono stati correlati con certezza al fumo di tabacco. Dalle analisi da noi effettuate su vapori e fumo freddo generati da tali prodotti, siamo comunque già in grado di smentire la possibilità che essi risultino innocui nei confronti di chi li usa, così come di chi sta accanto al fumatore o svapatore. Pertanto il loro uso desta preoccupazione in caso di esposizione, specie se prolungata e in fasce sensibili di popolazione, come bambini, pazienti asmatici, anziani e donne incinte e, non essendo normato, anche il loro utilizzo indoor.
Per quanto riguarda invece l’aspetto legato alla disassuefazione dal fumo, non esistono ancora meta-analisi su grandi numeri sull’efficacia delle e-cig come effettivo aiuto a smettere di fumare e i risultati degli studi finora pubblicati sembrano fornire dati contrastanti. E’ un dato certo come siano moltissimi i cosiddetti “fumatori duali” che continuano quindi a consumare anche sigarette tradizionali, senza ottenere pertanto da tale scelta un effettivo beneficio per la salute in termini di riduzione del danno. Discorso a parte va fatto per i prodotti a tabacco riscaldato, i quali sembra siano stati messi sul mercato per promuovere, più che lo stop fumo, soltanto un nuovo modo di fumare che permetta di mantenere intatta la fortissima e deleteria dipendenza che la nicotina crea nei fumatori.
Fonti:
OSSFAD – Indagine ISS-DOXA 2019
https://www.epiprev.it/intervento/la-formaldeide-nelle-sigarette-elettroniche-e-nei-riscaldatori-di-tabacco-hnb-facciamo-il
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